L'alcol svolge sul sistema nervoso centrale un'azione simile alle sostanze stupefacenti, poiché va ad alterare l'attività mentale di chi ne fa uso.
Alla stregua delle sostanze stupefacenti può creare pertanto dipendenza e incidere sulla salute fisica, psichica, comportamentale e relazionale.
Nonostante ciò, il bere in modo eccessivo viene considerato nella nostra cultura un comportamento a rischio che può portare allo sviluppo di altre malattie fisiche o psichiche, piuttosto che ad una malattia di per sé.
Questo perché viviamo in una società in cui il consumo di alcol è legale e socialmente accettato, anzi 'il bere' svolge una funzione di socializzazione all'interno di qualsiasi cerimonia.
Gli effetti sull'attività mentale sono di due tipi: a piccole dosi, l'alcol produce uno stato euforizzante e aiuta a disinibire nelle relazioni sociali; a dosi elevate, ha un effetto ipnotico, calmante e in alcuni casi, depressivo.
Pertanto succede che l'individuo con bassa autostima e con bisogno di essere più aperto e disinibito nelle relazioni, beva per ottenere tale effetto. Sono i giovanissimi ad iniziare in questo modo, bevono 'per darsi un tono', per conoscere gente, mettendo spesso seriamente a rischio la loro incolumità, poiché la loro percezione del rischio diminuisce esponenzialmente al grado di disinibizione raggiunta. Mancando nella nostra società un vero e proprio rito che sancisca il passaggio dall'infanzia all'età adulta, i ragazzi tendono ad utilizzare la prima ubriacatura per sentirsi finalmente grandi. L'adolescenza è la fase di transizione in cui il soggetto si trova ad affrontare dei compiti evolutivi in termini di definizione del sé e acquisizione di autonomie e, proprio per questo, rappresenta il momento in cui il desiderio di rischiare si manifesta con maggiore forza. Queste esigenze di rischio possono essere soddisfatte con la sperimentazione e il fenomeno rimanere isolato, oppure diventare uno stile di vita, che può più o meno cessare ad un certo punto della vita, con l'acquisizione di nuove responsabilità e assunzione di ruoli, per es. all'interno del mondo lavorativo.
Il soggetto adolescente o adulto che non riesce a smettere, va incontro al fenomeno della tolleranza e al bisogno di bere quantità sempre maggiori per ottenere gli stessi effetti: la dipendenza scatta quando la percezione del proprio vuoto interiore è talmente angosciosa che va riempita con qualcosa che aiuti a non sentirla. L'effetto dell'alcol che si va ricercando non è più di euforia, ma inibizione di uno stato emotivo, di calma apparente.
La dipendenza da alcol va curata allo stesso modo di tutte le dipendenze: in alcuni casi possono essere utili farmaci sostitutivi che tolgono la voglia di bere e che vanno prescritti dal medico competente, ma per ottenere effetti di disintossicazione duraturi nel tempo, la cura migliore è sempre rappresentata dal percorso di psicoterapia, che agisce nel profondo sulle cause strutturali e psicologiche che hanno determinato l'inizio del comportamento a rischio.
Lo psicoterapeuta aiuta a stare nel vuoto, supporta il paziente nel sentire anche le emozioni spiacevoli fornendo strumenti per affrontare le conseguenze di questo 'troppo percepire', lo accompagna nel percorso di crescita, definizione di sé e pertanto fuoriuscita dalla dipendenza.